
Gatto che giochi per la strada con tanta naturalezza, io invidio la tua sorte, cioè la condizione in cui ti tocca vivere.
Se si può chiamare sorte la tua; la sorte è quella che il caso attribuisce agli uomini.
Tu, gatto, obbedisci come un servo alle leggi del destino, che regolano la vita di tutto ciò che esiste sulla terra, dai sassi alle persone; ma a differenza degli uomini, tu sei un buon servo di queste leggi, perché ubbidisci loro senza chiederti che senso abbiano.
Tutto ciò che fai è dettato solo dall'istinto; tu non sai neanche di esistere, non hai nessuna consapevolezza, non provi i sentimenti degli uomini; provi ciò che provi e niente di più.
Sei felice proprio perché sei fatto così: il tuo mondo è il nulla, perché a nulla tu sai dare un significato.
Io invece, che ho la consapevolezza di me, non posso essere felice, perché non riesco a capire chi sono e so che non posso controllare la mia vita; io non ho certezze: mi conosco, eppure non so neanche se sono davvero io quello che conosco.
Un animale può essere più felice di un uomo? Invidiamo la sua spensieratezza, oppure l'animale, al contrario, è una creatura più infelice dell'uomo.
Tutto ciò dipende da come l'uomo tratta gli animali, il suo approccio verso di loro.
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